Half a century ago, the waters of the Arno river devastated and disfigured people and things without regard. And in their collective thoughts, the flood in Florence became a symbol and a warning of what could happen to our great historical, artistic and cultural heritage if it is not adequately protected and secured. Among the many “victims” of that illustrious November 4th, 1966, there was also the beautiful, poetic and mystical “Ultima Cena” by Giorgio Vasari, housed in the Museo dell’Opera di Santa Croce which was found dramatically submerged in water and mud for more than 48 hours. It seemed irreparable. Along the years, seeing that the preparation of the table was mixed into the paint layer, it was continuously thought that only a miracle would be able to reinstate the faces of Jesus and the Apostles, the lighting effects and the perspective depth environments paintings from Vasari. But a miracle really happened, because over the decades there have been inventions and the development of new technologies that were able to remedy what appeared to be an irrevocable loss. To fulfill this task it was once again taken to the Opificio delle Pietre Dure, in which due to the 50th anniversary of the flood, they have managed to finish the restoration and return the hefty painting (around 200 cm x 62 cm x 580 cm high) to the Opera of Santa Croce. “The board will be placed in the refectory, facing the other Last Supper, a fresco by Taddeo Gaddi” explains Irene Sanesi, President of the Opera di Santa Croce, “but this time the masterpiece of Vasari will not be in danger of floodings, compared to when it was exposed in 1966 in our museum. Because, thanks to a study done by the University of Florence and to an intervention made by the Civil Defence, a lifting mechanism was implanted, for when an alarm goes off, it will lift the painting safely to eight meters high within at most three minutes”. The painting has also been restored thanks to Art Bonus, with a final contribution from Prada. The great “Ultima Cena” by Vasari was commissioned for the Convento delle Murate in Florence and then, following the suppression of religious orders from the Napoleonic era, transported to Santa Croce.

Italiano

Mezzo secolo fa, le acque dell’Arno devastarono e sfregiarono senza riguardo cose e persone. E nell’immaginario collettivo, l’alluvione di Firenze è diventata il simbolo e il monito di quello che può succedere al nostro immenso patrimonio storico, artistico e culturale se non adeguatamente protetto e messo in sicurezza. Tra le tante “vittime” illustri di quel 4 novembre 1966, ci fu anche la bellissima, poetica e mistica “Ultima Cena” di Giorgio Vasari, custodita nel Museo dell’Opera di Santa Croce e rimasta drammaticamente immersa nell’acqua e nel fango per più di 48 ore. Sembrò subito irreparabile. E anche negli anni, visto che la preparazione della tavola si era addirittura impastata alla pellicola pittorica, si continuò a pensare che solo un miracolo avrebbe restituito i volti di Gesù e degli Apostoli, gli effetti luministici e le profondità prospettiche degli ambienti dipinti dal Vasari. Ma il miracolo è accaduto, perché nel corso dei decenni sono state inventate e messe a punto nuove tecnologie che hanno consentito di rimediare quello che sembrava perduto. A compiere il prodigio è stato ancora una volta l’Opificio delle Pietre Dure, che proprio in occasione delle celebrazioni per i cinquant’anni dall’alluvione, è riuscito a finire il restauro e a riconsegnare l’enorme dipinto (di circa due metri e 62 centimetri e alta 580 centimetri) all’Opera di Santa Croce. “La tavola sarà collocata nel refettorio, di fronte all’altra Ultima Cena, l’affresco di Taddeo Gaddi” spiega Irene Sanesi, Presidente dell’Opera di Santa Croce, “ma stavolta quel capolavoro del Vasari non sarà più a rischio alluvione, come quando nel ‘66 era esposto nel nostro museo. Perché, grazie a uno studio dell’Università di Firenze e a un intervento della Protezione Civile, è stato realizzato un meccanismo di sollevamento che, in caso di preallerta, in tre minuti al massimo porta l’opera in sicurezza a otto metri di altezza”. Il dipinto è stato restaurato anche grazie all’Art Bonus, con un contributo finale di Prada. Questa grande “Ultima Cena” di Vasari fu commissionata per il Convento delle Murate a Firenze e poi, in seguito alle soppressioni degli ordini religiosi in epoca napoleonica, trasportata in Santa Croce.

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