Fortuna e sfortuna di Masaccio Il primo pittore dello stile rinascimentale a Firenze

Ogni anno milioni di turisti arrivano a Firenze affascinati dal mito del Rinascimento e per questo si potrebbe pensare che gli artisti che hanno immaginato questo stile ricevano il giusto riconoscimento, ma non è sempre così.
Tutto il mondo conosce Brunelleschi, Leonardo, Botticelli e Michelangelo ma un numero molto inferiore di persone sa chi sia Masaccio, il primo pittore del nuovo stile rinascimentale a Firenze. Nato a San Giovanni Valdarno nel 1401, nell’anno del celebre concorso per le porte del Battistero di Firenze che vide lottare Brunelleschi e Ghiberti per riceverne la commissione (vinse il secondo, lasciandoci un capolavoro oggi ammirabile al Museo dell’Opera del Duomo), il suo vero nome era Tommaso.
Mentre Brunelleschi e Donatello sono già al lavoro da anni, il giovane Masaccio si forma e realizza autentici capolavori a Firenze. Tra essi, la Cappella Brancacci, eseguita con la collaborazione del più anziano Masolino, e la Trinità di Santa Maria Novella per cui, talvolta, s’immagina l’intervento di Brunelleschi nella parte architettonica. La vita travagliata di queste opere straordinarie dimostra come la fama di un artista non vada necessariamente di pari passo con la sua importanza. Gli affreschi della Cappella Brancacci sono in grande pericolo intorno al 1690 quando il Marchese Ferroni vuole acquistare la cappella e decorarla nel nuovo gusto barocco (così come, nella stessa chiesa, era stata ridecorata la Cappella Corsini, e questa decisione aveva determinato la distruzione di un affresco di Masaccio raffigurante San Paolo e del San Pietro eseguito da Masolino). Per fortuna il ciclo viene salvato grazie all’intervento della Granduchessa Vittoria della Rovere, vedova di Ferdinando II de’ Medici, che pare prese posizione in seguito all’interessamento dell’Accademia del Disegno (il Ferroni realizzò poi la sua cappella alla Santissima Annunziata).
Gli affreschi della Cappella Brancacci, però, non erano ancora al sicuro: tra il 1746 ed il 1748 vengono rifatti i due lunettoni e la volta della cappella distruggendo le opere quattrocentesche, e nel 1771 l’incendio della Chiesa del Carmine ricopre di uno spesso colore scuro tutte le superfici. Dobbiamo aspettare i restauri novecenteschi a cura di Umberto Baldini e Ornella Casazza per rivedere finalmente i colori in tutta la loro luminosità. Non certo migliore è stata la sorte della Trinità di Santa Maria Novella: anche se lodata da Giorgio Vasari, egli non ebbe alcun problema a coprirla con un altare (questo non è un fatto isolato, se pensiamo che nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio nemmeno la Battaglia di Anghiari realizzata da Leonardo gli aveva impedito di ridecorare la sala!). A Vasari, però, va riconosciuto il merito di aver inserito la nuova struttura danneggiando il meno possibile l’affresco di Masaccio; la Trinità verrà riscoperta solo nel 1861.
Nel 1940 Roberto Longhi pubblica un fondamentale studio dal titolo “Fatti di Masolino e di Masaccio” grazie al quale Masaccio viene conosciuto da un pubblico più vasto, ben oltre quello degli specialisti. Ancora oggi però le code di turisti a Firenze parlano chiaro: se ci sono file lunghissime per vedere il David di Michelangelo alla Galleria dell’Accademia, non così tante persone arrivano fino alla Cappella Brancacci, luogo in cui il giovane Michelangelo Buonarroti aveva iniziato la sua lunga carriera artistica, copiando proprio gli affreschi di Masaccio.
ENGLISH
Luck and misfortune of Masaccio. The first Renaissance-style painter in Florence
Each year, millions of tourists flock to visit Florence, fascinated by the myth of the Renaissance, which may lead us to think that the artists who imagined this style receive the right recognition. However, this isn’t always the case.
Everyone knows the likes of Brunelleschi, Leonardo, Botticelli and Michelangelo, but a very limited number of people know the works by Masaccio, the first painter of the new Renaissance style in Florence. Born in San Giovanni Valdarno in 1401, year in which the renowned competition was announced for the design of the doors of the Florence Baptistery, which saw Brunelleschi and Ghiberti go head to head to receive the commission (the latter won, leaving us with a masterpiece that can be admired at The Opera del Duomo Museum); his real name was Tommaso. While Brunelleschi and Donatello had already been working for years, young Masaccio was in training and created authentic masterpieces around Florence. Among these, the Brancacci Chapel, realised in collaboration with the more experienced Masolino, and the Trinity of Santa Maria Novella, which sometimes leads to imagine an intervention by Brunelleschi for its architectural structure. The troubled life of these extraordinary works shows how an artist’s fame doesn’t necessarily go hand in hand with his importance.
The frescoes of the Brancacci Chapel were under grave threat around 1690, when the Marquis Ferroni wanted to acquire the chapel and decorate it in a new, baroque style (just like for the Corsini Chapel, in the same church, where a fresco by Masaccio portraying Saint Paul and San Peter realised by Masolino was destroyed). Luckily, the cycle has been saved by the Grand Duchess Vittoria della Rovere, widow of Ferdinando II de’ Medici, who intervened after the interest shown by the Academy of Drawing (Ferroni then realised his chapel in Santissima Annunziata). However, the frescoes in the Brancacci Chapel weren’t safe just yet: between 1746 and 1748, the two lunettes and the chapel’s vault were redone, destroying the fifteenth-century works, and then in 1771 the fire of the Chiesa del Carmine covered all the surfaces with a thick, dark layer. We must wait the restorations of the twentieth-century by Umberto Baldini and Ornella Casazza to see the colours in all their brightness again.
The fate of the Trinity of Santa Maria Novella was no better: although praised by Giorgio Vasari, he had no problem in covering it up with an altar (this wasn’t an isolated case: in fact, even the Battle of Anghiari by Leonardo in the Salone dei Cinquecento of Palazzo Vecchio didn’t stop him from redecorating the room!). However, Vasari deserves credit for the fact that the addition of this new structure caused minimal damage to the fresco by Masaccio; the Trinity was then rediscovered only in 1861. In 1940, Roberto Longhi published a fundamental study by the title “Fatti di Masolino e di Masaccio” thanks to which Masaccio is known by a broader audience, well beyond that of only specialists. Still today, however, the queues of tourists in Florence speak clearly: while there are long lines to see Michelangelo’s David at the Academia Gallery, the same can’t be said for the Brancacci Chapel, where young Michelangelo Buonarroti actually began his long artistic career, copying precisely the frescoes by Masaccio.
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