Un nuovo intervento di restauro consente di tornare a raccontare la memoria di una Firenze cosmopolita che, nei primi decenni dell’Ottocento, accoglie a braccia aperte gli esuli polacchi in fuga dopo essere stati sconfitti a più riprese nella battaglia per l’indipendenza del loro Paese. Nella cappella Castellani di Santa Croce è stato condotto un delicato intervento di recupero estetico sul monumento funebre a Michal Kleophas Oginski (Varsavia, 1765), patriota, diplomatico e compositore dalla vita avventurosa. Il restauro è stato sostenuto da Inner Wheel Firenze Medicea, in stretta collaborazione con l’Opera di Santa Croce.

Fu la seconda moglie dell’esule polacco, la cantante italiana Maria Neri, a commissionare allo scultore Francesco Pozzi, discepolo di Canova, il monumento funebre (in un primo momento Oginski era stato sepolto a Santa Maria Novella).

 “L’allegoria dell’Amore coniugale, rappresentata mentre teneramente tocca la spalla dell’amato, è toccante e testimonia l’avvenuto passaggio al linguaggio Romantico – ha messo in evidenza Cristina Acidini, Presidente dell’Opera di Santa Croce – A Inner Wheel Firenze Medicea va la profonda gratitudine dell’Opera di Santa Croce: questo recupero ha un significativo valore legato alla memoria e alla storia, oltre che all’arte”.

Figura politicamente controversa, Oginski prese parte all’insurrezione di Kościuszko nel 1794 e continuò poi all’estero l’azione politica per l’indipendenza della Polonia. A Firenze giunse per la prima volta nel 1808 e vi rimase per quasi due anni: in questo periodo prese a frequentare il salotto della contessa D’Albany, brillante e fascinosa compagna di Vittorio Alfieri e venne ritratto dal pittore Francois Xavier Fabre.  Rientrato poi per breve tempo in patria, dopo il congresso di Vienna, nel 1822, tornò a stabilirsi a Firenze, dove visse sino alla morte avvenuta nel 1833. Fu un apprezzato compositore e con le sue Polacche – la più famosa è quella in La minore n. 13 dal titolo Addio alla patria – ottenne una vasta popolarità in tutta Europa.

L’intervento di restauro ha avuto come obiettivo principale il recupero estetico dell’opera e della cromia originale del marmo, attraverso la progressiva rimozione dell’abbondante deposito di polvere associata, in parte, a sostanze di natura grassa e cerosa, sicuramente applicate in pregressi interventi di manutenzione. Nonostante l’opera sia stata oggetto di interventi di pulitura successivi all’alluvione del 1966, nella parte inferiore del basamento – dove si trova lo stemma della famiglia Oginski, – erano presenti anche i segni lasciati dalle acque.