A fianco del Palazzo del Podestà prospettante la piazza principale di San Gimignano si trova la Collegiata di epoca romanica, costruita nel 1148 su una chiesa precedente che aveva però l’orientamento opposto. Nel disegno sono visibili le basi dell’abside della chiesa primitiva. È preceduta da una scalinata e ha due portali d’ingresso con arco e lunetta a tutto sesto; il semplice paramento murario in travertino è trapunto da un grande occhio centrale e due laterali. Il disegno illustra, attraverso lo spaccato ribaltato, il bellissimo ciclo di affreschi delle navate e della controfacciata: un vero e proprio compendio della pittura senese e fiorentina tra il XIII e il XV secolo. Memmo di Filippuccio, Bartolo di Fredi, Taddeo di Bartolo, Lippo Memmi, Jacopo della Quercia, Benozzo Gozzoli, Domenico Ghirlandaio e altri hanno lasciato splendide testimonianze in pittura e scultura. Lo spaccato mostra come le pareti siano completamente dipinte: a sinistra un ciclo di affreschi dedicati alle storie del Vecchio Testamento, mentre sulla parete opposta scene del Nuovo Testamento. Dante Alighieri, che venne ambasciatore a San Gimignano nel 1300, ha certamente visto nella controfacciata gli affreschi di Memmo di Filippuccio, mentre quasi sicuramente per il Giudizio Universale del 1393 Taddeo di Bartolo si è ispirato all’Inferno della Commedia. In un recente convegno, tenutosi proprio nel palazzo pubblico di San Gimignano, la storica dell’arte Sabina Spannocchi ha posto l’accento sugli affreschi della navata destra raffiguranti episodi del Nuovo Testamento attribuiti fino a qualche decennio fa a un fantomatico Barna da Siena secondo le testimonianze del Ghiberti e del Vasari. Barna non è mai esistito e quindi nuovi studi li assegnano alla bottega di Lippo Memmi, collaboratore e cognato di Simone Martini. Spannocchi ha mostrato le caratteristiche stilistiche facendo riferimento a tavole del pittore e soprattutto alla celebre Maestà nell’adiacente Palazzo pubblico. A testimonianza dell’attribuzione Spannocchi ha mostrato un graffito che firma inequivocabilmente il ciclo, un graffito che cita proprio Lippo Memmi.

 

San Gimignano
The Collegiateand the mystery of the frescoes
A true compendium of Sienese and Florentine paintings from the 13th and 15th centuries

Next to the Palazzo del Podestà, facing the main square of San Gimignano, lies the Roman Collegiate built in 1148 on top of the structure of a previous church that was oriented in the opposite direction. The drawing illustrates the bases of the apse of the primitive church. It’s preceded by a stairwell with two entrance portals and a round arch and bezel; the simple wall vestment in travertine marble is decorated with a great central eye and two lateral ones. The design shows, through the cutaway cross-section, the beautiful cycle of frescoes of the naves and of the counter façade: a true compendium of Sienese and Florentine paintings from the 13th and 15th centuries. Memmo di Filippuccio, Bartolo di Fredi, Taddeo di Bartolo, Lippo Memmi, Jacopo della Quercia, Benozzo Gozzoli, Domenico Ghirlandaio, and others have left splendid traces with their paintings and sculptures. The cutaway shows how the walls are completely painted: on the left, a cycle of frescoes dedicated to the stories of the Old Testament; while on the opposite end, scenes from the New Testament. Dante Alighieri, who visited San Gimignano as an ambassador in 1300, has certainly seen in the counter façade the frescoes by Memmo di Filippuccio, and almost surely was inspired by the Universal Judgement of 1393 by Taddeo di Bartolo for his Inferno in the Divine Comedy. At a recent conference, held right in the public palace of San Gimignano, art historian Sabina Spannocchi focused on the frescoes of the right nave which portray episodes of the New Testament, attributed until a few decades ago to a phantomatic Barna da Siena, according to the testimonies of Ghiberti and Vasari. Barna never existed, thus new studies have attributed them to the workshop of Lippo Memmi, a collaborator and brother-in-law of Simone Martini. Spannocchi showed their stylistic characteristics, referring to panels by the painter and, most of all, to the renowned Majesty in the adjacent public palace. To validate the attribution, Spannocchi showed an inscribed image that undeniably marks the cycle, an image that, in fact, mentions Lippo Memmi.